Le aziende che producono e distribuiscono software per un effetto di concause sono fortemente agevolate nell’applicazione del patent box.

La misura del Patent Box permette, a differenza delle altre misure fiscali approvate con la legge di stabilità del 2016 (quali il super ammortamento o le agevolazioni sulla R&D) di recuperare vantaggi fiscali sugli investimenti già effettuati, quindi di patrimonializzare in sede fiscale investimenti fatti nel tempo, e questo è un primo fattore a favore di un comparto produttivo come quello del software che richiede investimenti importanti prima di poter arrivare a reddito del prodotto realizzato.

Il secondo fattore sta nella formulazione della norma che richiede che il software sia coperto da copyright e quindi per essere tutelato ai fini del Patent Box, non deve essere necessariamente registrato, ma è sufficiente un’autocertificazione sottoscritta dall’azienda, meglio se validata da un esperto terzo, dove si attesta la titolarità dei diritti a titolo originario o derivativo e la sussistenza dei requisiti di originalità e creatività.

Il terzo fattore importante è la gestione del bene immateriale, che raramente viene utilizzato in proprio, ma normalmente viene dato in licenza o ceduto a terzi e quindi ne implica un utilizzo indiretto che non necessita del ruling con l’Agenzia delle Entrate, permettendo quindi l’applicazione direttamente nell’esercizio di presentazione dell’istanza e soprattutto una predicibilità dell’ammontare del beneficio per la durata dell’opzione.

Una corretta analisi per definire il perimetro dell’agevolazione e l’applicazione della stessa, può quindi creare risorse competitive immediatamente fruibili che, unite all’agevolazione sulla R&D, incrementano la capacità innovativa di un settore così fortemente competitivo.